Moda: alla Gea Soft di Lucca il controllo qualità arriva al 100% della produzione

Nella software house fondata da Giuliano Carnesecchi si è perfezionato un sistema informatico di verifica integrale dei processi di lavorazione già sperimentato in 40 aziende del settore pelletterie e calzature in Toscana, Emilia Romagna e Veneto

L’industria della moda si interroga su come controllare al meglio la fattura di borse e scarpe lungo tutta la catena produttiva, così da scovare subito difetti e imperfezioni evitando perdite di tempo e soldi. Il mondo dell’informatica prova a rispondere a questo bisogno crescente di qualità. L’innovazione arriva dalla Gea Soft di Lucca, software house fondata da Giuliano Carnesecchi e soci con una trentina di addetti, 300 aziende-clienti e 2,5 milioni di euro di fatturato 2020 destinato ad avvicinarsi a tre milioni quest’anno.

Una forte spinta ai ricavi la darà proprio il sistema GeaQuality, ideato quattro anni fa e poi perfezionato nel tempo, già adottato da una quarantina di aziende di pelletteria e calzature situate in Toscana, Emilia-Romagna e Veneto, sia di proprietà di grandi marchi che produttori per terzi. L’idea di partenza è che gli ispettori della qualità – inviati nelle fabbriche dai brand-committenti per monitorare le produzioni – di regola sono in grado di effettuare solo controlli a campione sul 3-4% della merce lasciando dunque scoperta buona parte dei prodotti. Il controllo peraltro spesso avviene soltanto quando la borsa o la scarpa sono già realizzate, col risultato che, nel caso di difetti, il pezzo risulti irrecuperabile. «Il nostro sistema qualità – spiega Carnesecchi – permette di passare da un controllo a campione sul prodotto finito a un controllo del 100% della produzione che avviene per fasi, durante tutto il processo produttivo».

In pratica l’operatore incaricato del controllo di una scarpa, di una borsa o di un portafoglio “spara” il codice a barre applicato sul relativo ordine di lavorazione e ottiene sul monitor l’elenco delle verifiche da effettuare, a vista, su quel particolare modello: ci sono macchie di colla? La pelle è rigata? La fibbia o lo strass sono stati cuciti alla distanza prevista? Il numero dei punti di cucitura è quello indicato? La costola è stata tinta alla perfezione? La tomaia e la suola combaciano perfettamente?

Se il prodotto non è conforme a quanto previsto basta selezionare sul monitor il difetto riscontrato e mettere da parte la scarpa o borsa non conforme; è anche possibile fotografare il problema, in modo che venga registrato e contribuisca a formare quell’indice di probabilità statistica che guiderà il comportamento del responsabile della qualità. «Se un problema si ripete più volte, superando una certa percentuale di non-conformità – aggiunge Carnesecchi – il responsabile qualità dello stabilimento potrà intervenire con tempestività».

Il vantaggio di questo sistema – che non elimina il controllo dell’operatore ma lo semplifica, lo guida (non è necessario ricordarsi le verifiche da fare su quel particolare modello perché sono indicate sul monitor) e lo rende più efficace – consiste nel poter intervenire fin dalla prima fase di lavorazione, ad esempio il taglio della pelle, e addirittura sulle materie prime come i pellami o le fibbie, borchie, catene e altri accessori metallici.

La naturale evoluzione del sistema è la possibilità di controllare la qualità dei lavoranti esterni, cioè di incidere su uno dei terreni più delicati del settore moda che spesso affida le lavorazioni a terzisti e subfornitori difficili da monitorare. Sarà dunque possibile sapere chi è il terzista più affidabile, oppure conoscere i problemi più frequenti che si verificano su una lavorazione (così da eliminarli negli altri laboratori che la realizzano).

«Il sistema permette di avere informazioni in tempo reale e di fare analisi per intervenire su lavoranti e lavorazioni – afferma Carnesecchi – l’obiettivo finale è il controllo del 100% della produzione e l’allargamento a tutta la filiera. Passare da un controllo soggettivo a un controllo oggettivo permette di sensibilizzare le maestranze, migliorare la qualità e aumentare la produttività. Il traguardo a cui il sistema tende è eliminare le ispezioni a campione sul prodotto finito». Gea Soft può contare su 25 anni di esperienza nei settori della pelletteria e della calzatura, radicati soprattutto in Toscana, Marche, Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto. È proprio a questi territori che ora l’azienda lucchese guarda per sviluppare il sistema qualità che, in questa prima fase di applicazione, ha già evidenziato dei trend: nella pelletteria, i difetti più frequenti sono la cucitura di fibbie e anelli, le imperfezioni della pelle, i punti di cucitura, la tintura delle costole. Nella calzatura sono le discordanze e le “forzature” tra il montaggio di tomaia e suola, la giunteria tra più pezzi, l’allineamento dei colori nel caso di scarpe multicolor.

Fonte: Il Sole 24 ORE

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